Capitolo 4: Lo Spirito del Natale Futuro
A quanto pareva l'ultimo spirito si stava facendo attendere. Erano quasi le 6, fuori i primi uccellini già stavano cantando e Lucifero, strano a dirsi era corso in giardino a dar loro la caccia.
Jared stava per addormentarsi, invece. Sperò veramente che lo spirito si fosse rifiutato di venire a fargli vedere il futuro Natale e fosse andato a dormire anche lui.
Sbadigliò spalancando la bocca e stiracchiandosi un po' in maniera decisamente poco elegante.
“Non ti ha mai detto nessuno che si mette la mano davanti alla bocca?”
“Uh?” a quanto pareva, lo spirito era arrivato. “Oh mamma...”
Non aveva proprio bisogno di vedere la wrist, lei era totalmente vestita da Echelon: indossava la felpa con la Triad davanti e il testo di 100 Suns dietro, dei Jeans neri, con due Triad sulle tasche. Orecchini con i plettri dei Mars, una borsetta con Fenice, X e freccia, senza dimenticare i Glyphy, e la scritta Echelon sul polso, tatuata a vita.
Capelli lunghi e mossi, di un rosso mogano intenso, occhiali Azzurri e un sorriso smagliante.
“Certo, i tuoi denti sono bellissimo comunque, anche se hai le otturazioni scure. Ma non importa.”
Jared guardò la figura non proprio longilinea, più bassa di lui: l'aveva riconosciuta quasi subito. L'aveva vista a parecchie date in giro per l'Europa ed era una peperina. Gli occhi castani lo guardavano maliziosi e scintillanti.
“Lasciami indovinare: sei lo Spirito del Natale futuro.”
“Sei proprio intelligente come dicono!”
“Mi stai prendendo in giro?”
“Ovvio. È uno dei miei sport preferiti. Dai muovi quel tuo bel culetto, che il futuro ci aspetta!!”
Jared si massaggiò le tempie: la stanchezza si stava facendo sentire e quella sclerata in salotto di certo non aiutava.
“Ma lo spirito del Natale futuro non era quello silenzioso? E allora perchè tu parli?” Lei lo fissò seria.
“Mi sento offesa.” lui sospirò.
“Scusa, ma sono stanco e...”
“Fa niente, l'offesa resta. Pagherai... anyway, se vuoi una silenziosa non dovevi pensare a me. Ribadisco il concetto... andiamo.”
“Che intendi dire per pagherai?” lei fece spallucce.
“Non lo so, ci penserò. Adesso possiamo andare? Devo tornare a fare una torta per il tuo compleanno...domani ho un meeting con le mie amiche. Su, su!”
Senza aspettare che Jared andasse da lei, lo spirito lo accalappiò per la mano ed iniziò a tirarlo verso l'esterno.
Distrutto si lasciò portare: il mondo attorno a loro divenne scuro, un vorticante nero che travalicava tempo e spazio. Sentì la mano della ragazza stringerlo frenetica, come se avesse paura di perderlo. Lui sperava proprio che succedesse. Quella tipa la spaventava.
“Dove siamo?”
Erano arrivati in un vialetto pieno di villette monofamiliari. Il tepore faceva capire che erano ancora a Los Angeles. Sembrava un posto tranquillo, di quei quartieri dove vivano solo le famiglie felici e non uno scapolo come lui.
“Siamo vicino a casa di Shannon.”
“SHANNON?” urlò al vento. “E che cazzo ci sta a fare qui?”
“Ci vive, ovviamente. Che razza di domande fai? Sai, sto iniziando seriamente a pensare che la tua intelligenza sia sovrastimata.”
“Sei simpaticissima, lo sai?”
“Sarcasmo che cola, Leto...” mormorò lo spirito, ma non perse il sorriso fiducioso. “Eccoci qui. Guarda dentro.”
Jared, dalla finestra, vide un salotto che assomigliava vagamente a quello di sua madre: una tavola imbandita, un albero nell'angolo pieno di regali ai suoi piedi, un bel tappeto morbido, e un sacco di decorazioni.
Seduti al tavolo stavano Shannon, a capo tavola, sua madre di fronte a lui, la nonna, che ancora resisteva caparbia, una donna dai capelli chiari e gli occhi verdi e una bambina.
“Chi sono?”
“Come chi sono? È la sua famiglia. Vieni, andiamo dentro.”
In men che non si dica si ritrovò nel salotto: un profumino paradisiaco proveniva dalla cucina accanto.
Jared guardò Shannon: era un po' invecchiato, era più stempiato di come lo aveva visto il giorno prima e con delle piccole rughe a lato degli occhi. Per la prima volta lo considerò proprio vecchio, ma mai come sua madre e sua nonna. Dovevano essere passati parecchi anni, anche perchè non si sarebbe spiegato il motivo della bambina. Che fosse sua nipote era un dato di fatto: era il ritratto sputato di Shan.
“Nonna Constance, perchè lo zio Jared è sempre di cattivo umore?”
“Perchè... perchè è solo.”
“E perchè non è venuto con noi? Non sarebbe stato più solo.”
Jared vide che la moglie di Shannon lanciò un'occhiata al Marito che stava borbottando tra sé, probabilmente maledicendolo perchè non poteva dire apertamente quello che pensava su tutta la faccenda. Orecchie candide non erano ancora pronte a sentire la rabbia totale di cui era capace.
“Sai piccola, Jared è sempre stato un bambino solitario.” iniziò la nonna Ruby con un pesante accento del sud. “E da tanti anni ha abbandonato il Natale e il suo significato. Solo che...”
“Solo che è stato così stupido da portare il suo malumore dal Natale alle altre feste e al resto dei giorni.” Terminò Shannon a labbra strette.
“Mamma! Papà ha detto una parolaccia!” e rise, dimentica di tutta la situazione. “Lo zio è antipatico.” E così chiuse la discussione, buttandosi felice sul gelato.
“Io non sono antipatico.” fece Jared allo spirito.
“Ah no? Sai che da quando è nata tua nipote l'avrai vista forse una decina di volte? E abita a Los Angeles come te. É logico che ti veda come un antipatico orco cattivo, non ci sei mai. Ma non abbiamo finito. Vieni, andiamo a vedere la situazione con l'altra tua famiglia.”
“Altra famiglia? E quale sarebbe?”
Lo spirito si fermò e per la prima volta lo guardò con uno sguardo serio, quasi triste.
“Gli Echelon. Loro, nonostante tutto, non ti hanno mai abbandonato.” e si voltò andando sicura verso una casa completamente buia.
“Nonostante tutto? Ehy, spirito, che cazzo vuol dire?” La seguì nella casa vuota e si guardò attorno. Foto di bambini, foto di famiglia, giochi sparsi, cucina linda. “Si può sapere dove siamo adesso? Non vedo Echelon qui, a parte te.”
“Sono i vicini di casa di tuo fratello. Sono andati in Michigan a trovare i parenti. La casa è vuota. Mi serviva un PC.” Infatti accese immediatamente il computer che si azionò con un bip. “Certo che questi cosi sono decisamente migliorati negli anni. Allora... aspetta che capisco come connettermi... ah si. Ecco.” si era posizionata davanti allo schermo piatto e Jared capì subito che si trovava a suo agio con la tecnologia. “Dunque...
www.ciacolaconme.com wow, velocissimo sto coso, mica come il mio che è un bradipo... connessione di merda.” Jared ridacchiò e poi guardò quella pagina strana.
“E' un nuovo social Network?”
“Si, il Twitter del futuro. Diciamo che era l'ultimo mezzo che avevi preso ad usare. In realtà è da quando hai... sciolto i Mars che lo usi poco.”
“COSA AVREI FATTO IO????” lei sospirò.
“E' successo il Natale del 2011... sai, un anno pieno di tour, pochissime pause, molto stress. È arrivato il Natale con il suo carico di repressione, almeno per te, e sei esploso. Bum, basta album, basta concerti. Per un anno non ti si è visto o sentito, sei andato in pellegrinaggio, più o meno.” Jared sentì un dolore profondo nella sua voce. “Poi sei tornato, ma solo per abbandonare tutto. Ti sei dato alla semplice carriera di regista. E continui a fare quello. La musica l'hai abbandonata. E non solo, hai abbandonato tutti noi, tutti coloro che credevano in te.”
“Non ci posso credere... non farei mai una cosa simile.”
“Oh invece lo farai se continuerai sulla tua strada di Orco Natale, perchè scoppierai proprio alla Vigilia di Natale additando alle feste il tuo malumore. Del resto... hai un caratteraccio sotto le feste, ce l'ha detto pure Gerard.”
“Uhm... quel maledetto io lo ammazzo.”
“Comunque guarda qui. Questa è la tua pagina e sotto ci sono tutti i commenti.”
Jared vide una lunga lista di nick, alcuni conosciuti, altri no. Tutti loro gli auguravano ogni bene, facevano citazioni delle sue canzoni, gli chiedevano se stava bene. Gli volevano bene.
E un sentimento caldo lo invase, un sentimento simile a quello che provava quando stava con sua madre e suo fratello, qualcosa che associava irrimediabilmente alla parola Casa.
“Visto, come dicevo prima, nonostante tutto crediamo ancora in te e al tuo messaggio. È un peccato che non ci creda più tu.”
Jared continuò a guardare lo schermo e a leggere le varie cose che gli Echelon di tutto il mondo gli avevano scritto. E trovò anche lo spirito del Natale Futuro.
“Monica eh?”
“Sì... ti scrivo ogni giorno, ma tanto non rispondi mai, in realtà non mi ha mai risposto neanche ai tempi di Twitter... in effetti credo di starti altamente sulle palle. E si che io ti adoro, invece. Bah...” Spense il Computer e rimise a posto la sedia.
“Non è vero, non mi stai antipatica, è solo che... bho, mi viene più comodo fare RT alle stesse persone.”
“Che culo! Quindi posso mettermi il cuore in pace, mi stai dicendo. Basta, il nostro amore termina qui.” Jared la fissò stralunata.
“EH?”
“Certo è, però, che se non hai niente da fare una sera di queste... bhe mi propongo per il Remake di Hurricane.” Jared notò dal suo sorriso che non scherzava affatto.
“Ti terrò in conto.”
“YUPPIE! Vedi, basta poco per far felice una donna! Come on, baby, go to home! WOOHOOO!”
Jared si mise a ridere: quella era folle.
Oddio, tutta la serata era stata folle, non solo l'ultimo spirito.
Poteva essere tutto vero quello che lei gli aveva detto? Avrebbe veramente sciolto la sua band? E avrebbe veramente dimenticato la sua famiglia diventando un vecchio antipatico?
“Bene, il sole sta per sorgere e io devo andare a finire la torta. Fai il buono, mi raccomando... rispondi a qualche echelon diversa!” sparì in un nulla lasciandolo sullo zerbino di casa in pigiama.
Sbadigliò entrando e si infilò sotto le coperte.
La sveglia faceva le 06: 57.